Uniche Proprietà
LA COLLEZIONE DI UN GENTILUOMO TORINESE
A seconda delle epoche, l’amante dell’arte può essere un principe, un borghese, un aristocratico, un eccentrico o un maniaco. E così Francesca Molfino ha incorporato tutte queste diverse tipologie di collezionisti. La loro personalità è paragonata a quella di un cacciatore a causa della loro passione febbrile, del desiderio instancabile di possedere oggetti. Libri d’artista e autobiografie ci regalano affascinanti resoconti di sontuose residenze ed eleganti gallerie di antiquariato internazionali così come di “umide caverne sotterranee” o di “calde e sudate soffitte” (Matteo Campori) dove si possono trovare capolavori, vivere momenti di pura esaltazione o il la più profonda delle delusioni. La collezione qui presentata si appresta a regalarci l’intensa esperienza – a causa dell’aspetto polveroso della collezione e della varietà delle opere – del senso di trepidazione di cui gode la persona che l’ha creata. Stiamo per comprendere le emozioni racchiuse in una simile collezione e il piacere della scoperta. L’incoerenza stessa della collezione testimonia un amore incondizionato verso la pittura e un’attenta ricerca di opere talvolta trascurate o fraintese. Una volta acquistati i dipinti sono stati fotografati ed esaminati attentamente. Lo possiamo capire dalle note manoscritte sul retro delle fotografie con la provenienza, ipotetiche attribuzioni, riferimenti bibliografici e perfino i numeri di telefono e i nomi degli storici dell’arte. Tali informazioni ci hanno permesso di seguire il lavoro intrapreso dal proprietario che si è sforzato di aggiungere un nome prestigioso al repertorio delle sue scoperte. È proprio questo il caso del dipinto leonardesco che ora Francesco Frangi riconosce come opera del maestro di Ercole Visconti. Un episodio simile riguarda il Cristo e l’adultera del maestro di Monticelli d’Ongina, ritenuto opera di Gioacchino Assereto. Il Sant’Ignazio, attribuito a Giovanni Battista Beinaschi da Raffaello Causa corrisponderebbe infatti perfettamente alle opere maltesi di Mattia Preti. Del maestro napoletano è senza ombra di dubbio il Sansone contro i Filistei di Luca Giordano, apparso nella monografia curata da Ferrari e Scavizzi nella sua prima edizione nel 1968. Anche questa è una raccolta che rappresenta l’apertura mentale del suo ideatore che era interessato ad esplorare nuovi territori e culture e, soprattutto, era desideroso di accogliere nella sua collezione alcuni degli esempi più difficili della pittura, nella vera tradizione dell’intenditore altamente colto.
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