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V-A-C Foundation A factory of ideas in Moscow

CARNET DE VOYAGE/di Roberta Olcese

Una scultura di dodici metri in metallo argentato campeggia come un totem in piazza della Signoria a Firenze. Non è un omaggio al passato, ma la prova concreta che il capoluogo toscano è ancora una vetrina internazionale per l’arte contemporanea e che la scultura resta il mezzo più utilizzato per l’autocelebrazione. Non stiamo parlando di mecenatismo, ma di business. L’opera è Big Clay#4 e l’ha realizzata Urs Fischer per l’omonima mostra a cura di Francesco Bonami che si concluderà il 21 gennaio 2018 a pochi metri da Palazzo Vecchio. Per molti il nome è sconosciuto, chi invece segue il mercato dell’arte sa che Fischer, 44 anni, svizzero tedesco con studio a Brooklyn – produce le sue opere tra San Gallo e Shanghai – è uno degli artisti contemporanei viventi più pagati e ricercati del momento. Il suo gallerista di riferimento è Larry Gagosian e tra i collezionisti a sei zeri vanta il tycoon francese Francois Pinault. Fischer ha partecipato a tre edizioni della Biennale di Venezia e una delle mostre più recenti è stata al Garage Museum of Contemporary Art di Dacha Zhukova a Mosca. Big Clay#4 ha una storia che attraversa la Svizzera, l’Italia, la Russia degli oligarchi e coinvolge l’architetto genovese Renzo Piano.
Leonid Viktorovich Mikhelson, proprietario di Novatek, il maggior produttore privato russo di gas ha comprato Big Clay#4 direttamente da Fischer per destinarla alla  V-A-C Foundation, la sua fondazione di arte e cultura contemporanea, con succursale anche alle Zattere a Venezia, diretta e ideata dall’italiana Teresa Iarocci Mavica. La scultura a fine mostra sarà impacchettata e spedita nella capitale russa in attesa che si concludano nel 2019 i lavori alla nuova sede, la GES-2. Come è successo per la nuova sede della Fondazione Louis Vuitton di Bernard Arnaud nel Bois de Boulogne a Parigi anche GES-2 ha l’ambizione di rivoluzionare  il “landscape” di Mosca visto che sorge a 150 metri dal Cremlino e dalla Cattedrale.
“La nuova sede poteva pensarla solo Piano, ci serve un’architettura funzionale, come quella del Pompidou dove la grande tecnica italiana si relaziona con la luce”. Dichiara spedita Mavica. E aggiunge: “Piano conosce il rapporto tra spazio e arte e si occupa di architettura urbana e di spazi pubblici. Per noi sceglierlo era l’unica via possibile”continua l’esperto e promette: “GES-2 non sarà l’ennesimo museo di arte contemporanea ma una fabbrica di idee, un concetto per noi forte. Avrà un anima e naturalmente un budget importante”. Teresa è rapidissima, in Russia è arrivata nel 1989 sa che qualsiasi interlocutore si aspetta che il portafogli di un magnate come Mikhelson, un uomo che secondo Forbes pesa 14,4 miliardi di dollari, sia senza limiti. “Leonid è un uomo d’affari io devo avere e ho dovuto avere una strategia che garantisse uno sviluppo costante e applicare alla V-A-C i criteri del suo business. Il progetto è nella mia mente”.
Piano si occuperà di ridisegnare due ettari in pieno centro, a due passi dalla Piazza Rossa e dal Cremlino e di riconvertire GES-2 la storica sede di una stazione di energia elettrica in un propulsore di cultura contemporanea. La nuova costruzione sarà un cubo imponente con lati da 150 metri che affacciano su un giardino e una piazza dove sarà collocata Big Clay#4 che avrà il privilegio di essere la prima scultura contemporanea a Mosca.
“Lo sviluppo della scultura ha sofferto più delle altre arti: si è bloccato” osserva Mavica che pare voler allontanare il concetto di scultura dall’autocelebrazione tanto cara alle dittature. “Vogliamo rivoluzionare l’idea di public art, pensiamo che la strada passi da Fischer e da artisti come il britannico Mike Nelson che due anni fa ha creato un’installazione alla Whitechapel a Londra con alcune sculture della nostra collezione: ha usato pezzi di Brancusi e Giacometti accanto a maschere africane. La collezione rappresenta il viaggio di Leonid per conoscere la storia dell’arte”. In realtà la raccolta messa insieme in questi anni servirà come digest dell’arte in Russia, Mavica sa che non può ricostruire la storia dell’arte, ma il suo obiettivo è “avere un’opera che rappresenti il lavoro dell’artista e i giovani possano andare nel deposito della GES-2 e ricostruire il percorso della scultura”. La Viktoria Foundation punta a diventare il polo di raccolta dell’informazione dell’est europeo. E ancora una volta per spiegare il suo progetto non usa mezzi termini: “È inutile creare a Mosca la copia della Tate, ma ci vuole una struttura come la nostra che concentri le realtà intorno: tutti gli “Stan” più l’Ungheria e la Romania”.
Attenti a quei due: Mikhelson e Mavica non fanno prigionieri.