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Quando la pittura vibra

Nella Roma della seconda metà del Settecento, Giuseppe Passeri fu sicuramente uno dei protagonisti, grazie ad un’innata felicità pittorica. Apprese i primi insegnamenti dallo zio, il pittore e storiografo Giovanni Battista: ma il suo vero maestro fu Carlo Maratti, che gli impose lo studio dei più importanti artisti del classicismo rinascimentale e dell’età barocca, in modo particolare Annibale Carracci, Guido Reni e Nicolas Poussin. Dal principe dei pittori il Passeri acquisì, come vedremo, anche la propensione al genere del ritratto. Egli seppe mantenere una sua cifra che supera il classicismo aulico alla Carlo Maratta. Nelle sue opere si percepisce una stesura fluida e veloce, un pittoricismo avanzato per i suoi tempi, capace di interpretare altresì gli insegnamenti del Gaulli e della migliore maniera romana. Dal nono decennio si specializza, lo si è detto, ed è per questo molto apprezzato, nella ritrattistica ecclesiastica e nobiliare: né è un esempio illuminante l’effige del marchese Costanzo Patrizi, certo un capolavoro della sua produzione, dove l’artista, ritraendo l’elegante cavaliere di Malta, si impone per l’equilibrato e originale estro pittorico e compositivo raggiunto.

La vendita del 1° giugno comprende anche una ventosa Veduta di Venezia con il bacino di S. Marco dalla chiesa di S. Maria della Salute di canalettiana fattura, con la vista a perdita d’occhio della Riva degli Schiavoni: è una delle più replicate del Canaletto, ed evoca le memorie del Grand Tour.
William George Constable nel suo catalogo del 1962 ne elenca diverse, tra cui una a Windsor e un’altra nella Wallace Collection. Antonio Morassi nel ‘63 aggiunse questa, bellissima, già in collezione Visconte di Hambleden. La giustezza dell’impianto spaziale, ottenuto con sorprendente semplicità e dominato dal grande cielo, la saldezza pittorica di ogni particolare, il suo smalto e il suo superbo gioco delle luci, ne fanno, tra quelle di questo soggetto, una delle più riuscite, da collocare, come dice il Morassi, al periodo centrale del pittore, cioè agli inizi del quinto decennio.