GIACOMO CERUTI

dal 14 febbraio al 11 giugno 2023

MISERIA & NOBILTÀ
GIACOMO CERUTI NELL’EUROPA DEL SETTECENTO
Mostra a cura di Roberta D’Adda, Francesco Frangi e Alessandro Morandotti

COMUNICATO STAMPA

Fondazione Brescia Musei inaugura l’anno di Giacomo Ceruti, con la più importante mostra mai dedicata al pittore lombardo, all’interno del programma di Capitale della Cultura 2023 e, insieme, una serie di iniziative.

Originale interprete della sua epoca e attualissimo messaggero di umanità, capace di dare forma alle contraddizioni del suo tempo e di ricordarci, così da vicino, le nostre, Ceruti dimostra in ogni opera la propria modernità, coinvolgendo il pubblico con forza empatica.

Ceruti parla una lingua attuale che, a trecento anni di distanza, comprendiamo immediatamente e che, anche negli apparenti contrasti, subito ce lo fa riconoscere come un maestro di realismo.

Pittore degli ultimi così come raffinato interprete dell’aristocrazia, capace di variare dall’umanità sofferente a intonazioni serene, da scene di povertà fino alle più aggiornate e raffinate tendenze dell’arte europea, Ceruti merita, a più di 35 anni dall’ultima retrospettiva, una nuova lettura, che ne restituisca la fisionomia di artista eclettico e complesso, il “pittore più avventuroso del Settecento”.

Con oltre 100 opere, 60 di Ceruti a confronto con 40 dipinti di autori precedenti o a lui contemporanei, provenienti da musei italiani e internazionali e da collezioni private, l’esposizione offre una visione inedita e finalmente completa. Non più Pitocchetto dunque ma: Giacomo Ceruti, pittore europeo.

Una mostra necessaria che porta ora Ceruti, per la prima volta, fuori dai confini nazionali grazie alla collaborazione con Getty Museum e al proseguimento del progetto, dal 18 luglio 2023, a Los Angeles con il titolo The Compassionate Eye e la cura di Davide Gasparotto.

Una mostra dovuta alla luce delle scoperte maturate in oltre trent’anni di studi intensi, delle nuove attribuzioni e della revisione di alcune valutazioni passate: tutto questo ha permesso una revisione pressoché definitiva dell’artista e della sua carriera. Un progetto scientifico che dimostra, una volta di più, che la storia dell’arte è una materia viva capace di evolvere, aggiornandosi. Nel lungo periodo di tempo intercorso dall’ultima esposizione (1987), la conoscenza del pittore si è infatti arricchita, arrivando a cambiare la percezione e la valutazione del suo lavoro e allargando i confini critici della sua figura, da pittore della realtà ad artista interprete delle tendenze europee.

L’esposizione dimostra, in modo inequivocabile, che il soprannome Pitocchetto (peraltro di origine incerta) non può certo più bastare nella narrazione di un artista ben più complesso, che certamente parte dall’attenzione – peraltro attualissima – verso gli ultimi, verso la fragilità umana còlta in tutta la sua dignità, ma che poi allarga il proprio ambito di azione verso la ritrattistica mondana, la sacra conversazione, le scene pastorali, assumendo lungo gli anni toni sempre più eleganti e spigliati, consapevoli di influenze internazionali varie e aggiornate.

Non più Pitocchetto dunque ma Giacomo Ceruti: pittore degli stracci così come ritrattista della nobiltà, attento ai poveri e alla loro rispettabilità così come alle atmosfere distese; interprete capace di allargare i propri rimandi iconografici da un unico tema verso un’ampiezza di vedute, vocato alla realistica lombarda tanto quanto precorritore delle esperienze naturalistiche europee. Un percorso di scoperta e di circolarità che restituisce, doverosamente, un’evoluzione complessa.

La mostra si apre con il racconto della riscoperta: una storia che inizia cento anni fa, con l’apparizione a Firenze della Lavandaia e che vede in Roberto Longhi, con le sue indagini sulla pittura della realtà, il principale artefice della moderna fortuna di Ceruti. Segue poi la narrazione di una lunga e felice carriera: dai primi ritratti e dalla pittura pauperistica in Lombardia, al periodo veneto dove si amplia il respiro internazionale verso una “nuova maniera”, fino alla maturità e alla conseguente evoluzione stilistica. Il percorso è realizzato grazie a diverse opere parte della collezione di Pinacoteca Tosio Martinengo, che conserva il corpus più consistente (17) e significativo del pittore, insieme a straordinari prestiti provenienti da Parigi, Vienna, Madrid, Göteborg, Budapest, Salisburgo da importanti musei italiani e da numerose collezioni private.

La mostra indaga anche una serie di relazioni con esperienze e artisti precedenti e contemporanei a Ceruti, accostando in ogni sezione confronti efficaci, grazie alla presenza di opere di Ribera, Pietro Bellotti, Monsù Bernardo, Todeschini, Sebastianone e il singolarissimo Maestro della tela jeans per i soggetti di vita popolare, oltre a Fra’ Galgario, Hyacinthe Rigaud, Sebastiano Ricci, Giambattista Tiepolo, Giambattista Piazzetta e Giambattista Pittoni per i generi e i temi della maturità. Il lungo percorso progettuale, durato più di tre anni, ha portato anche alla realizzazione di importanti restauri, a cominciare da quello della pala dipinta da Giovanni Battista Pittoni per la chiesa bresciana della Pace, un prezioso capolavoro del patrimonio cittadino.

Tra le straordinarietà del percorso espositivo la pressoché completa riunione del cosiddetto Ciclo di Padernello, la più grande mai realizzata rispetto ai precedenti tentativi del 1953 all’interno de I Pittori della Realtà in Lombardia, a cura di Roberto Longhi, e quello del 1987 nella monografica curata da Mina Gregori. Le 14 tele riunite per Miseria & Nobiltà (delle 16 oggi riconosciute come pertinenti al cosiddetto Ciclo) derivano dall’unione dell’importante patrimonio di Pinacoteca Tosio Martinengo e da una serie di prestiti da collezioni private e pubbliche. Le grandi tele a soggetto pauperistico del periodo bresciano (1720-1734), scoperte negli anni trenta del Novecento, sono certamente l’impresa più nota di Giacomo Ceruti e rimangono a oggi uno dei capitoli fondamentali della pittura italiana del Settecento, facendo valere al pittore la definizione di “Omero dei diseredati”, coniata da Giovanni Testori, per il suo sguardo inedito sugli ultimi, i poveri.

La mostra dedica un focus particolare anche al periodo veneto (1735‐1738), durante il quale Ceruti entra in contatto con il colto e aggiornato circolo di Matthias von der Schulenburg, uno dei più raffinati collezionisti europei, fino alla maturità artistica (1740-1767) in cui è vistosa la svolta stilistica. La capacità di Ceruti di aggiornarsi sulle nuove tendenze dell’arte europea di pieno Settecento è ampiamente documentata così come il suo talento nel raccontare la nobiltà attraverso ritratti ricercati e mondani, dove i tessuti preziosi e i volti vivaci sono resi con spirito di osservazione e acuto realismo; in questi anni si addensano anche piccoli quadri con volti di persone comuni, in bilico tra realtà e scena di genere, racconti di vita popolare, nature morte e pastorali. Nel suo insieme, una pittura che restituisce un ritratto straordinario dell’Europa dell’ancien régime, alle soglie dell’età moderna, con i suoi contrasti, splendori e miserie. Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento restituisce appieno la grande statura di questo pittore, protagonista assoluto della Capitale Italiana della Cultura.

Una coproduzione Fondazione Brescia Musei e Skira, in partnership con J. Paul Getty Museum di Los Angeles.

Miseria & Nobiltà è molto più di una mostra tradizionale: è un progetto culturale dedicato a un artista fino a oggi non adeguatamente riconosciuto a livello internazionale che Fondazione Brescia Musei propone prima a Brescia, al Museo di Santa Giulia, poi con il Getty Museum a Los Angeles, tra l’estate e l’autunno del ’23, per festeggiare l’anno di Capitale Cultura. Si tratta infatti di un programma espositivo che non è solo di natura artistica e scientifica, ma rappresenta molto bene il significato che un grande evento, come la Capitale Italiana della Cultura, può rivestire per il territorio nell’elevare il profilo e la riconoscibilità di uno dei campioni artistici del territorio stesso, intorno al quale per altro si è strutturata un’ampia parte della Pinacoteca Tosio Martinengo, con i 17 lavori del maestro che sono lì collezionati, trasformando in questo modo un appuntamento espositivo in un progetto di rilancio culturale e turistico. Un grande risultato accompagnato, in ogni momento, dall’assoluto rigore scientifico di un programma al quale i curatori stanno lavorando da oltre tre anni.
Francesca Bazoli, presidente Fondazione Brescia Musei

Decine di prestiti internazionali, rapporti con grandi musei e ricerca presso i collezionisti privati, un catalogo che rimarrà come punto di riferimento nello studio dell’artista, una seconda straordinaria tappa al Getty Center di Los Angeles: questi alcuni dei risultati di un progetto unico come il grandioso allestimento curato dall’architetto Palmieri dimostra. Quasi 1500 metri quadri di esposizione che dichiarano la grandezza di questo artista, la sua contemporaneità, il suo sguardo lucido e solenne, emblema della dignità che la grande arte può infondere nei soggetti che essa rappresenta. Questa mostra è senza ombra di dubbio tra i risultati più alti del quadriennio fino a qui da me trascorso alla Fondazione Brescia Musei.
Stefano Karadjov, direttore Fondazione Brescia Musei

Il rapporto che lega Giacomo Ceruti e Pinacoteca Tosio Martinengo è straordinario da sempre e, se possibile, è cresciuto negli ultimi anni. Non solo la riscoperta dell’artista è partita, nel Novecento, dalle sale del museo, ma sono queste stesse sale che oggi conservano, grazie alle nuove acquisizioni, il più importante corpus al mondo, con 17 opere. Un rapporto fatto di studio, ricerca, cura, restauro, conservazione, scoperte, promozione e che arriva in questo 2023, a Miseria & Nobiltà: una mostra doverosa che restituisce Ceruti a una dimensione nazionale e internazionale che merita e della quale siamo orgogliosi.
Roberta D’Adda, co-curatrice della mostra

La novità che Ceruti introduce nella pittura italiana del Settecento non è rappresentare i personaggi del popolo, ma rappresentarli come persone autentiche, ognuna con una propria individualità. I suoi poveri non sono mai persone qualsiasi, non appartengono al mondo spensierato delle scene di genere. Sono presenze indimenticabili, spesso solenni, che si impongono sulla scena con la stessa dignità dei ritratti e costringono chi li osserva a interrogarsi sul loro destino.
Francesco Frangi, co-curatore della mostra

Giacomo Ceruti, grazie alla sua curiosità senza molti uguali nel panorama artistico del Settecento italiano, si confronta, dopo gli anni dell’affermazione a Brescia, con i maestri veneziani e francesi del suo tempo, mantenendosi però fedele al naturalismo e alla ricerca del vero degli anni della formazione lombarda. È allora che la sua produzione si arricchisce di nuovi soggetti, lontani dalla severità e dall’impegno degli anni giovanili, tra fastosi ritratti mondani, scene galanti e teste di fantasia. La mostra Miseria & Nobiltà restituisce la versatilità del pittore come in un colorato caleidoscopio.
Alessandro Morandotti, co-curatore della mostra

Oltre alla mostra, una serie di iniziative sono parte del calendario che, da più di un anno, Fondazione Brescia Musei sta dedicando a Giacomo Ceruti:

 dal 14 febbraio al 10 novembre 2023, sempre in Pinacoteca Tosio Martinengo: una visione assolutamente contemporanea, con la mostra fotografica originale David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land a cura di Denis Curti;

dal 14 febbraio al 28 maggio 2023, presso Museo di Santa Giulia: Immaginario Ceruti. Le stampe nel laboratorio del pittore. Un approfondimento sull’utilizzo che l’artista fece delle incisioni, a cura di Francesco Ceretti e Roberta D’Adda.