Da quando aprì il primo negozio a Roma in via Sistina 85 nel 1884, Bulgari è sempre stato sinonimo di eccellenza, amato da regine, aristocratici raffinata ed assolute celebrità, apprezzato per la fattura eccelsa che si univa ad una rara sensibilità per l’accostamento originale delle pietre, scelte per il loro valore cromatico oltre che intrinseco. Quale donna non vorrebbe una dichiarazione di matrimonio con un anello da favola come quello che sarà esitato il 29 novembre in oro bianco, decorato con uno zaffiro taglio ovale dal peso di 24,18 carati, la montatura in diamanti taglio brillante e uno smeraldo di 4,80 carati, del 1970 circa?
Una tradizione che di anno in anno, decennio dopo decennio si è perpetuata anticipando e imponendo le mode, con una capacità ineguagliabile d’essere punto di riferimento dell’alta gioielleria italiana e internazionale, e aumentando il valore iconico del brend. In un articolo apparso sul numero del dicembre 1963 di Connaissance des Arts confermava proprio l’aspetto inconfondibile dei gioielli Bulgari dell’epoca: “Un bijou Bulgari se reconnaît comme se reconnaît un tailleur Chanel…”, e la prova la possiamo avere subito ammirando un’incantevole anello in platino, decorato con zaffiro taglio rettangolare, affiancato da diamanti taglio brillante e baguette del 1960 circa, firmato Bulgari e contenuto nel suo astuccio originale verde scuro.
Due spille in oro decorate come rose con diamanti vecchio taglio e smalto verde, del 1860 circa, ci ricordano, infine, che quel delicato fiore significa contemporaneamente perfezione celeste e passione terrena, tempo ed eternità, fecondità e verginità. Fiore prediletto delle fate – che se ne servivano spesso per recare felicità e benessere alle persone buone – è anche simbolo del mistero della vita, della bellezza, della grazia, della felicità, della voluttà della seduzione. Quale oggetto d’arte, in così minimo spazio, può offrire tanto piacere della beltà?
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