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Giotto. Eterno moderno

“Giotto, l’Italia”. È con questa mostra, dedicata al padre della pittura italiana, curata da Pietro Petraroia e Serena Romano, e sostenuta da Palazzo Reale di Milano (sede dell’evento che si concluderà il 10 gennaio 2016), e la casa editrice Electa, che si chiude il ciclo di esposizioni ideate per Expo 2015. Di Giotto, i cui lavori sono per la massima parte affreschi, vengono straordinariamente presentate 14 opere, per la maggior parte su tavola, tutte di certa attribuzione e mai prima d’ora riunite in un’unica mostra: in particolare, il frammento con Due teste di apostoli e santi per San Pietro (1315-1320), mai prima uscito dai Musei Vaticani, commissionato dal cardinale Stefaneschi, lo stesso che incarica il Maestro dell’esecuzione dell’omonimo Polittico (eseguito nel secondo decennio del Trecento), presente in mostra, per l’altar maggiore della basilica vaticana; e la cuspide raffigurante il Dio Padre e angeli, conservata al San Diego Museum of Art in California, che in questa speciale occasione si ricongiunge al Polittico della cappella Baroncelli di Santa Croce a Firenze (1330 ca.).

Il percorso della mostra è temporale, e racconta l’immediato successo e la conseguente fama e agiatezza di cui Giotto godette in vita, con più cantieri aperti in Italia (Firenze, Assisi, Padova, Roma, Milano e Bologna, dove la corte pontificia fece ritorno in Italia da Avignone) e importanti commissioni, da cardinali e ordini religiosi, re e signorie, banchieri. Con questa mostra, tutta incentrata sulla sua figura, senza parallelismi di opere di altri artisti che ovunque lui operasse ne subirono inevitabilmente l’influenza, i curatori con il contributo di un illustre comitato scientifico che negli anni è stato fondamentale alla conoscenza e all’approfondimento di Giotto, si sottolinea l’assoluta rivoluzione e innovazione che egli portò nell’arte figurativa, come Dante nella lingua italiana: due uomini che a cavallo tra Due e Trecento chiusero il medioevo e aprirono all’età moderna.