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Gerhard Richter: Indeterminata certezza

Tra essere o apparire Gerhard Richter è sempre stato un indomito testimone che attraverso l’arte è stato capace di cogliere il senso di una percezione unica nella sua indeterminata certezza.

Sessant’anni di ricerca, dagli inizi degli anni Cinquanta ad oggi, dove lo sguardo dell’artista ha colto più di ogni altro i frammenti deflagrati di una contemporaneità orfana di quella poeticità che per secoli aveva accompagnato il percorso di ogni artista.

Gerhard Richter ha sempre messo in relazione la sua opera con l’architettura, dando vita a cicli e spazi che suscitano riflessioni sul mutuo rapporto tra immagine singola, insieme di opere e spazio espositivo.

Una sfida che la Fondation Beyeler di Basilea – capolavoro di luminosa essenzialità progettato da Renzo Piano nel 1997 – è stata capace di cogliere dedicando una grande mostra aperta dal 18 maggio al 7 settembre 2014.

Curata da Hans Ulrich Obrist – codirettore della Serpentine Gallery, amico e conoscitore dell’opera dell’artista tedesco, e oggi tra le personalità più influenti del mercato dell’arte contemporanea – questa mostra non vuole solo cogliere il nesso tra serie, ciclo e spazio nel percorso artistico di Gerhard Richter, ma anche rendere tangibile una sua frase che lo rende l’ultimo gigante del XX secolo: “L’arte come elemento della nostra folle capacità di sperare fa si che possiamo sopportare la nostra pazzia e la nostra brutalità senza limiti”.