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Design: Controdesign

Nei primi anni Settanta in diverse città italiane e straniere si formarono gruppi di designer e architetti che contestavano i princìpi del Razionalismo allora imperante: funzionalità, rigore, sobrietà. Messe al bando la severità e la “pulizia” dell’architettura razionale, che prevedeva, nelle sue espressioni più pure, l’abbandono di ogni forma tranne quella rettangolare e di ogni colore tranne i tre primari oltre al nero e al bianco – essi scelsero la via rivoluzionaria dell’ironia e del sogno, in linea con le contemporanee esperienze della Pop Art, dell’Arte Povera e Concettuale.  Il punto di forza del design “radicale”, termine inventato dal critico Germano Celant all’inizio degli anni Settanta, fu la sua capacità di comunicare pensieri ed emozioni.
Le forme audaci e sorprendenti, i colori sgargianti, i materiali industriali delle creazioni dei gruppi Archizoom, Superstudio, Ufo, Alchimia e Memphis trasmettevano l’idea che si poteva superare la logica alienante della produzione industriale e del consumismo, anticipando di alcuni decenni l’attenzione al tema della salvaguardia dell’ambiente.

Incompresi in patria i radical designer furono però molto apprezzati e imitati all’estero: nel 1972 vennero invitati ad esporre le loro creazioni al MoMa di New York nella mostra Italy: the New domestic Landscape.

Fondato nel 1971 a Torino da Giorgio Cerretti, Pietro Derossi, Carlo Gianmarco, Riccardo Rosso e Maurizio Vogliazzo, il Gruppo Strum (abbreviazione di “per un’architettura strumentale”) ha interpretato l’architettura come uno dei mezzi con cui era possibile partecipare alle lotte sociali e politiche di quegli anni. Così, l’attività del gruppo ha assunto una funzione didattica, sociopolitica, progettuale e culturale. Presente alla mostra del MoMa con la libera distribuzione di fotoromanzi (Utopia; Le lotte per la casa; La città intermedia), proseguirà la sua attività ‘politica’ all’interno del movimento radicale attraverso seminari e contributi critico-teorici. Il Pratone a questo proposito è il manifesto di un design che oltrepassa la funzione d’uso per divenire installazione di se stesso.

Gaetano Pesce uno degli esponenti più importanti del design radicale e tra i fondatori del Gruppo N, attraverso le sue creazioni artistiche, architettoniche e di design, ha alimentato il dibattito su temi di grande rilevanza, tra i quali il sostegno della diversità degli individui (con la teorizzazione della serie diversificata di oggetti simili ma non identici), la stimolazione sensoriale per mezzo di esperienze intorno o dentro agli oggetti (suono, odore, vista, tatto, ecc.), come ad esempio il tavolo “Nobodi’s perfect” del 2000, dove il vitale plasticismo scultoreo nulla toglie alla funzione d’uso ma è filtrato da una giocosa ironia.