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In vinum veritas

Nella prossima asta di Asian Art del 14 giugno 2017 verrà presentato, da una collezione privata italiana, un bel versatoio tripode da rituale in bronzo, cinese, della dinastia Shang (circa1600 a.C.-1046 a.C.). Questo periodo, come il successivo della dinastia Zhou (1046 – 256 a.C), è conosciuto come il migliore per la produzione di oggetti in bronzo. In particolare, questi manufatti erano usati con il vino, che doveva essere consumato dallo sciamano solamente durante i rituali per entrare in trance e trovare il contatto con gli antenati custodi del passato e fidati consiglieri del presente e futuro. Uno stretto legame tra sciamanesimo e politica che attraverso l’oracolo aveva accesso alle predizioni divine e ai destini terreni governati da congiure e crudeltà leggendarie. Nelle iscrizioni Shang, il re si rivolgeva spesso ad un oracolo per chiedere, per mezzo della divinazione, la direzione degli antenati a riguardo di tutti gli affari principali dello Stato, come se queste presenze ultraterrene fossero più intelligenti degli uomini e chi aveva gli strumenti per accedere agli antenati, aveva il potere di governare. Una catena di potere che vedeva lo sciamano parte della classe dominate e il re, che gestiva quest’ultimo, era l’incontrastato monarca del cielo e della terra.
Lo stretto legame tra arte e politica è palese con il mito dei “Nove Tripodi”. Si dice che questa serie di nove vasi fosse stata fatta dal Re Yu della dinastia Xia, antecedente alla dinastia Shang, quando divise il suo territorio in nove province, ed il possesso di tutti e nove i pezzi era considerata un segno della legittima autorità su tutto il regno (come si diceva allora, “tutto sotto il cielo”).