689 BIS
LUIGI ASHTON
Firenze 1824 - Milano 1884
La Rocca di Angera
Firmato Ashton e datato 1846 in basso a sinistra
Olio su tela, cm 45X60
La Rocca di Angera
Firmato Ashton e datato 1846 in basso a sinistra
Olio su tela, cm 45X60
ESTIMATE € 500 - 800
Provenienza:
Torino, collezione privata
Le vedute qui presentate sono state rispettivamente dipinte da Luigi Ashton nel 1848 e nel 1846 e raffigurano l'Isolino di San Giovanni e la Rocca di Angera, entrambi partecipi dei possedimenti sul Lago Maggiore della famiglia Borromeo. La scelta del soggetto non appare certo casuale, infatti, tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo le Alpi, così come le dolci acque dei laghi lombardi ben rappresentavano il rapporto tormentato e romantico con la natura 'orrida' e 'sublime' cara ai viaggiatori del Grand Tour. Di conseguenza, non solo i pittori di 'veduta' non potranno che allinearsi al nuovo gusto ma anche gli stessi Borromeo aggiorneranno le loro richieste, al punto che Giberto V (1751 ; 1837) deciderà di stravolgere l'assetto della Galleria dei Quadri e farà modificare il disegno dei giardini terrazzati dell'Isola Madre conferendo loro un aspetto autenticamente irregolare. Le nostre tele ben si inseriscono in questo contesto e non è dunque difficile pensare che Ashton abbia ricevuto l'incarico per la loro realizzazione dagli stessi Borromeo, tenuto conto che sarà 'pittore di casa', nonché mentore di Giberto VI proprio in questi anni. A tal proposito, i dipinti si possono confrontare con le due vedute presentate in occasione della mostra organizzata nel 2015 da Alessandro Morandotti nel Palazzo dei Principi all'Isola Bella, raffiguranti I Castelli di Cannero e, per l'appunto, la Rocca di Angera. Commissionate da Vitaliano IX (1792 ; 1874) nel 1846, come confermano i registri di cassa della casata (Natale 2011, p. 82 nota 145), saranno presentate nello stesso anno da Ashton all'Esposizione dell'Accademia di Brera con altri tre dipinti (Morandotti, 2015 pp. 78-79, cat. VI. 2 a-b). Tenuto conto di quanto sopra, è piuttosto sorprendente, come segnalato dallo stesso studioso nella scheda di catalogo, che la veduta della Rocca rechi la data 1847, lasciandoci così l'interrogativo che la Rocca di Angera citata nei registri possa invece identificarsi con quella presentata in questo catalogo e datata proprio 1846. Interrogativo a cui non ci è possibile rispondere ma che ci conferma senza dubbio il legame tra il pittore e la famiglia e dunque la possibile commissione delle nostre due opere. Infatti, sebbene il punto focale risulti più ravvicinato e ribassato rispetto a quella già di collezione Borromeo, e con alcune piccole differenze, ritroviamo, tuttavia, quell'attenzione alla resa atmosferica, attraverso un tenue cromatismo, dei giochi d'ombra e degli effetti della luce, che mirano ad esaltare la grandezza della natura forte e incontrastata, tanto cara ai viaggiatori romantici prima citati.
Bibliografia di riferimento:
A. Morandotti, M. Natale, Collezione Borromeo: la Galleria dei Quadri dell'Isola Bella, Cinisello Balsamo 2011, p. 82
Le Isole incantate. Vedute dei domini Borromeo da Gaspar Van Wittel a Luigi Ashton, catalogo della mostra cura di A. Morandotti, Milano 2015, pp. 73-79, cat. VI. 2 a-b
Torino, collezione privata
Le vedute qui presentate sono state rispettivamente dipinte da Luigi Ashton nel 1848 e nel 1846 e raffigurano l'Isolino di San Giovanni e la Rocca di Angera, entrambi partecipi dei possedimenti sul Lago Maggiore della famiglia Borromeo. La scelta del soggetto non appare certo casuale, infatti, tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo le Alpi, così come le dolci acque dei laghi lombardi ben rappresentavano il rapporto tormentato e romantico con la natura 'orrida' e 'sublime' cara ai viaggiatori del Grand Tour. Di conseguenza, non solo i pittori di 'veduta' non potranno che allinearsi al nuovo gusto ma anche gli stessi Borromeo aggiorneranno le loro richieste, al punto che Giberto V (1751 ; 1837) deciderà di stravolgere l'assetto della Galleria dei Quadri e farà modificare il disegno dei giardini terrazzati dell'Isola Madre conferendo loro un aspetto autenticamente irregolare. Le nostre tele ben si inseriscono in questo contesto e non è dunque difficile pensare che Ashton abbia ricevuto l'incarico per la loro realizzazione dagli stessi Borromeo, tenuto conto che sarà 'pittore di casa', nonché mentore di Giberto VI proprio in questi anni. A tal proposito, i dipinti si possono confrontare con le due vedute presentate in occasione della mostra organizzata nel 2015 da Alessandro Morandotti nel Palazzo dei Principi all'Isola Bella, raffiguranti I Castelli di Cannero e, per l'appunto, la Rocca di Angera. Commissionate da Vitaliano IX (1792 ; 1874) nel 1846, come confermano i registri di cassa della casata (Natale 2011, p. 82 nota 145), saranno presentate nello stesso anno da Ashton all'Esposizione dell'Accademia di Brera con altri tre dipinti (Morandotti, 2015 pp. 78-79, cat. VI. 2 a-b). Tenuto conto di quanto sopra, è piuttosto sorprendente, come segnalato dallo stesso studioso nella scheda di catalogo, che la veduta della Rocca rechi la data 1847, lasciandoci così l'interrogativo che la Rocca di Angera citata nei registri possa invece identificarsi con quella presentata in questo catalogo e datata proprio 1846. Interrogativo a cui non ci è possibile rispondere ma che ci conferma senza dubbio il legame tra il pittore e la famiglia e dunque la possibile commissione delle nostre due opere. Infatti, sebbene il punto focale risulti più ravvicinato e ribassato rispetto a quella già di collezione Borromeo, e con alcune piccole differenze, ritroviamo, tuttavia, quell'attenzione alla resa atmosferica, attraverso un tenue cromatismo, dei giochi d'ombra e degli effetti della luce, che mirano ad esaltare la grandezza della natura forte e incontrastata, tanto cara ai viaggiatori romantici prima citati.
Bibliografia di riferimento:
A. Morandotti, M. Natale, Collezione Borromeo: la Galleria dei Quadri dell'Isola Bella, Cinisello Balsamo 2011, p. 82
Le Isole incantate. Vedute dei domini Borromeo da Gaspar Van Wittel a Luigi Ashton, catalogo della mostra cura di A. Morandotti, Milano 2015, pp. 73-79, cat. VI. 2 a-b
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