663
DOMENICO MORELLI
Napoli, 1826 - 1901
La samaritana al pozzo
Firmato D Morelli e datato 1880 in basso a destra
Olio su tela, cm 53,5X90,2
La samaritana al pozzo
Firmato D Morelli e datato 1880 in basso a destra
Olio su tela, cm 53,5X90,2
ESTIMATE € 8,000 - 10,000
Provenienza:
Prato, Farsetti, 29 ottobre 2022, lotto 371
Considerato uno dei più illustri pittori napoletani, Morelli frequenta dal 1836 l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dedicandosi allo studio della pittura seicentesca napoletana e dei modelli classici, sotto la guida del Guerra, dell'Angelini e del Mancinelli. I risultati saranno ben evidenti nelle prime realizzazioni, dove emerge una resa più realistica che storica, così come quel colorismo intenso che caratterizza la sua pittura. Nel 1855 partecipa all'Esposizione Universale di Parigi insieme a Francesco Saverio Altamura e Serafino De Tivoli e di ritorno a Firenze prenderà parte agli incontri dei macchiaioli al Caffè Michelangiolo. Entrerà poi in contatto anche con i fratelli Filippo e Giuseppe Palizzi, dai quali impara ad apprezzare la bellezza della pittura dal vero, poi determinanti nella graduale evoluzione della sua pittura e nella definizione di uno stile più personale e più libero, che unisce armoniosamente il verismo e il tardo-romanticismo. Dal 1865 iniziò a combinare il suo interesse per i temi storico-letterari con la rappresentazione di soggetti religiosi, con un rigoroso approccio basato sempre sulla ricerca storiografica, mirando a offrire una rappresentazione quasi letterale e cronachistica degli eventi narrati. Nel dipinto in esame propone, di fatti, una versione di Cristo 'umano', trascurando il suo carattere divino in favore di una lettura 'storica' che rimanesse fedele agli avvenimenti descritti nei Vangeli, attraverso una rappresentazione sobria, colta e documentata. Il paesaggio appare desolato, avvolto da una luce calda, parte integrante di una composizione molto equilibrata e armoniosa, elementi che guardano con interesse quell'orientalismo che caratterizzerà molte delle sue opere.
Prato, Farsetti, 29 ottobre 2022, lotto 371
Considerato uno dei più illustri pittori napoletani, Morelli frequenta dal 1836 l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dedicandosi allo studio della pittura seicentesca napoletana e dei modelli classici, sotto la guida del Guerra, dell'Angelini e del Mancinelli. I risultati saranno ben evidenti nelle prime realizzazioni, dove emerge una resa più realistica che storica, così come quel colorismo intenso che caratterizza la sua pittura. Nel 1855 partecipa all'Esposizione Universale di Parigi insieme a Francesco Saverio Altamura e Serafino De Tivoli e di ritorno a Firenze prenderà parte agli incontri dei macchiaioli al Caffè Michelangiolo. Entrerà poi in contatto anche con i fratelli Filippo e Giuseppe Palizzi, dai quali impara ad apprezzare la bellezza della pittura dal vero, poi determinanti nella graduale evoluzione della sua pittura e nella definizione di uno stile più personale e più libero, che unisce armoniosamente il verismo e il tardo-romanticismo. Dal 1865 iniziò a combinare il suo interesse per i temi storico-letterari con la rappresentazione di soggetti religiosi, con un rigoroso approccio basato sempre sulla ricerca storiografica, mirando a offrire una rappresentazione quasi letterale e cronachistica degli eventi narrati. Nel dipinto in esame propone, di fatti, una versione di Cristo 'umano', trascurando il suo carattere divino in favore di una lettura 'storica' che rimanesse fedele agli avvenimenti descritti nei Vangeli, attraverso una rappresentazione sobria, colta e documentata. Il paesaggio appare desolato, avvolto da una luce calda, parte integrante di una composizione molto equilibrata e armoniosa, elementi che guardano con interesse quell'orientalismo che caratterizzerà molte delle sue opere.
LOTS