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MARIO NUZZI detto MARIO DEI FIORI (Roma, 1603 - 1673) E PITTORE ATTIVO A ROMA NEL XVII SECOLO
(per il brano di figura)
Natura morta con fiori e fanciulla
Olio su tela, centinato, cm 101X80.5
Natura morta con fiori e fanciulla
Olio su tela, centinato, cm 101X80.5
ESTIMATE € 15,000 - 25,000
Il dipinto è stato dichiarato di straordinario interesse storico artistico e sottoposto a regime di notifica con l'attribuzione a Mario Nuzzi e anonimo pittore di figura.
Provenienza:
Berlino, mercato antiquario (1990)
Vienna, Dorotheum, 1966 (come Mario Nuzzi e Carlo Maratti)
Milano, Porro, 27 aprile 2004, lotto 288 (come scuola francese del XVII secolo)
Venezia, Semenzato, 25 settembre 2005, lotto 32 (come Mario Nuzzi detto Mario dei fiori)
Collezione privata
Notificato nel 1996 quale opera di Mario Nuzzi con la collaborazione di Carlo Maratti quale autore del brano di figura, si prende atto che quest'ultima esprima caratteri non italiani. Focalizzando l'attenzione alla natura morta invece, si possono ben osservare gli aspetti peculiari del celebre pittore romano. A lui riconducono la qualità delle stesure e la descrizione floreale, ma anche la tipologia del vaso scolpito e la presenza distintiva del fiore di cappero, inusuale in altri autori. Detto ciò, l'insieme suggerisce una datazione alla maturità, quando l'artista esprime un lessico pienamente barocco. Il corpus del pittore è stato ricostruito in maniera rigorosa a partire dalle opere firmate o documentate custodite nel Monastero dell'Escorial, a Palazzo Chigi di Ariccia (commissionate dal cardinale Flavio Chigi nel 1659) e in palazzo Colonna a Roma, dove in collaborazione con Carlo Maratti realizzò degli straordinari specchi dipinti (Cfr. L. Laureati, in La natura morta in Italia, a cura di Francesco Porzio e Federico Zeri, Milano 1989, I, pp. 759-767). A queste si è aggiunta la serie di vasi fioriti già nella collezione Mansi a Lucca (Cfr. G. e U. Bocchi, Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori Pittori di natura morta a Roma, in Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630 ; 1750, Viadana 2005, pp. 67-142, in particolare figg. 43 e 50). Un confronto utile con la nostra composizione è ravvisabile specialmente guardando le nature morte custodite al Museo del Prado, nella serie delle ghirlande dell'Escorial e il Vaso di fiori di collezione privata pubblicato da Luigi Salerno (cfr. L. Salerno, La natura morta italiana, Roma 1984, p. 177. fig. 42.3), soprattutto per le similitudini del vaso a motivi sbalzati e gli effetti di luce tra il bouquet e il fondo scuro. Tornando alla biografia dell'autore, Lione Pascoli narra delle sue prime prove giovanili avvenute con il padre floricultore (cfr. L. Pascoli, Le vite de' pittori scultori et architetti moderni, II, Roma 1736, pp. 57-74), per poi passare secondo il Baglione nella bottega del Salini con cui precocemente ne divenne collaboratore, ereditandone la clientela alla sua morte avvenuta nel 1625 (G. Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti, Roma 1642, p. 188). Questo apprendistato consentì al giovane di entrare in contatto con eruditi, accademici, botanici e artisti di natura morta dell'area barberiniana, come Cassiano del Pozzo, Jacopo Ligozzi, Anna Maria Vaiana, Daniel Seghers (Cfr. M. Epifani e F. Solinas in Flora Romana. Fiori e cultura nell'arte di Mario de Fiori, catalogo della mostra a cura di F. Solinas, Roma 2010, pp. 182-188, p. 34). Tali frequentazioni e il talento permisero al pittore di divenire uno dei più affermati fioranti del XVII secolo e al 1650 si riscontra nei documenti quale: 'Marius, pictor romanus, vulgo Mario de' fiori' (Cfr. Y. Primarosa, in Flora Romana, 2010, p. 58 op. cit.). Tornando alla figura e scartando che possa riferirsi a un maestro italiano, si può con prudenza ipotizzarne l'esecuzione al fiammingo Jan van den Hoecke (Anversa, l 1611 ; 1651), documentato a Roma tra il 1635 e il 1644, di cui è nota la frequentazione di Cassiano del Pozzo e la collaborazione con il Nuzzi.
Provenienza:
Berlino, mercato antiquario (1990)
Vienna, Dorotheum, 1966 (come Mario Nuzzi e Carlo Maratti)
Milano, Porro, 27 aprile 2004, lotto 288 (come scuola francese del XVII secolo)
Venezia, Semenzato, 25 settembre 2005, lotto 32 (come Mario Nuzzi detto Mario dei fiori)
Collezione privata
Notificato nel 1996 quale opera di Mario Nuzzi con la collaborazione di Carlo Maratti quale autore del brano di figura, si prende atto che quest'ultima esprima caratteri non italiani. Focalizzando l'attenzione alla natura morta invece, si possono ben osservare gli aspetti peculiari del celebre pittore romano. A lui riconducono la qualità delle stesure e la descrizione floreale, ma anche la tipologia del vaso scolpito e la presenza distintiva del fiore di cappero, inusuale in altri autori. Detto ciò, l'insieme suggerisce una datazione alla maturità, quando l'artista esprime un lessico pienamente barocco. Il corpus del pittore è stato ricostruito in maniera rigorosa a partire dalle opere firmate o documentate custodite nel Monastero dell'Escorial, a Palazzo Chigi di Ariccia (commissionate dal cardinale Flavio Chigi nel 1659) e in palazzo Colonna a Roma, dove in collaborazione con Carlo Maratti realizzò degli straordinari specchi dipinti (Cfr. L. Laureati, in La natura morta in Italia, a cura di Francesco Porzio e Federico Zeri, Milano 1989, I, pp. 759-767). A queste si è aggiunta la serie di vasi fioriti già nella collezione Mansi a Lucca (Cfr. G. e U. Bocchi, Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori Pittori di natura morta a Roma, in Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630 ; 1750, Viadana 2005, pp. 67-142, in particolare figg. 43 e 50). Un confronto utile con la nostra composizione è ravvisabile specialmente guardando le nature morte custodite al Museo del Prado, nella serie delle ghirlande dell'Escorial e il Vaso di fiori di collezione privata pubblicato da Luigi Salerno (cfr. L. Salerno, La natura morta italiana, Roma 1984, p. 177. fig. 42.3), soprattutto per le similitudini del vaso a motivi sbalzati e gli effetti di luce tra il bouquet e il fondo scuro. Tornando alla biografia dell'autore, Lione Pascoli narra delle sue prime prove giovanili avvenute con il padre floricultore (cfr. L. Pascoli, Le vite de' pittori scultori et architetti moderni, II, Roma 1736, pp. 57-74), per poi passare secondo il Baglione nella bottega del Salini con cui precocemente ne divenne collaboratore, ereditandone la clientela alla sua morte avvenuta nel 1625 (G. Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti, Roma 1642, p. 188). Questo apprendistato consentì al giovane di entrare in contatto con eruditi, accademici, botanici e artisti di natura morta dell'area barberiniana, come Cassiano del Pozzo, Jacopo Ligozzi, Anna Maria Vaiana, Daniel Seghers (Cfr. M. Epifani e F. Solinas in Flora Romana. Fiori e cultura nell'arte di Mario de Fiori, catalogo della mostra a cura di F. Solinas, Roma 2010, pp. 182-188, p. 34). Tali frequentazioni e il talento permisero al pittore di divenire uno dei più affermati fioranti del XVII secolo e al 1650 si riscontra nei documenti quale: 'Marius, pictor romanus, vulgo Mario de' fiori' (Cfr. Y. Primarosa, in Flora Romana, 2010, p. 58 op. cit.). Tornando alla figura e scartando che possa riferirsi a un maestro italiano, si può con prudenza ipotizzarne l'esecuzione al fiammingo Jan van den Hoecke (Anversa, l 1611 ; 1651), documentato a Roma tra il 1635 e il 1644, di cui è nota la frequentazione di Cassiano del Pozzo e la collaborazione con il Nuzzi.
LOTS