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GIOVANNI BALDUCCI detto IL COSCI (attr. a)
(Firenze, 1560 ca. - Napoli, dopo il 1631)
Natività della Vergine
Olio su tela, cm 269X184
Natività della Vergine
Olio su tela, cm 269X184
ESTIMATE € 8,000 - 12,000
Provenienza:
Verona, mercato antiquario (1989)
Italia, collezione privata
Bibliografia:
Archivio Zeri, n. 36244 (come anonimo fiorentino del XVI secolo)
L'opera è stata dichiarata di straordinario interesse storico e artistico e sottoposta a regime di notifica con l'attribuzione a Giovanni Balducci detto Il Cosci.
Formatosi nella bottega di Giovanni Battista Naldini, la produzione del Balducci non si scostò con evidenza dagli insegnamenti del maestro e dall'influenza di Giorgio Vasari, manifestando altresì reminiscenze desunte da Andrea del Sarto, dal Pontormo e dal Bronzino. Detto ciò, la sua arte rispondeva adeguatamente e con successo al gusto della tarda maniera, come attestano le diverse nomine alla carica di Console dell'Accademia del disegno e la collaborazione con Federico Zuccari nel cantiere della cupola di Santa Maria del Fiore (1575-1579). Durante i primi anni di attività il pittore beneficiò della protezione del futuro Papa Alessandro de Medici, per il quale affrescò il palazzo presso la Porta a Pinti, ma nel corso dei decenni finali del Cinquecento sono numerose le sue imprese ad affresco e sempre con il Naldini lavorò allo Studiolo di Francesco I. Nel 1592 l'artista si trasferì a Roma su invito del Cardinale de Medici e durante il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini lo vediamo attivo nelle chiese di San Giovanni Decollato, San Giovanni dei Fiorentini, nel battistero di San Giovanni in Laterano e in Santa Prassede. È comunque curioso che proprio nell'anno giubilare del 1600, Balducci si trasferì a Napoli, ma la motivazione è presto spiegabile in virtù della committenza da parte del cardinale Alfonso Gesualdo. Da questo breve profilo biografico si comprende che l'artista durante la maturità rappresentò una voce non secondaria della pittura controriformata. E fu proprio nella capitale del Viceregno dove il nostro diffuse un linguaggio che corrispondeva alle necessità pastorali, accreditandosi altresì presso la locale aristocrazia. Infatti, le opere realizzate in questi anni documentano una carriera affatto secondaria, il cui tenore narrativo e didattico, a torto giudicato una debolezza qualitativa, non solo rappresentò un punto di cerniera tra la pittura centro-italiana e quella meridionale, ma impresse un linguaggio nuovo e confacente al rinnovamento in atto della cultura cattolica. Tornando alla tela in esame, le sue dimensioni suggeriscono una originale collocazione d'altare e la relazione storico artistica della notifica la confronta con il modelletto appartenente al Museo Puskin di Mosca, a sua volta messo a confronto con la Nascita del Battista eseguito per la napoletana chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Detto ciò, dalle precise ricerche condotte da Mauro Vincenzo Fontana, si deduce che il tema fu più volte raffigurato dal pittore e ricordiamo i sofferti affreschi della cattedrale dell'Assunta datati tra il 1605 e il 1610 (Cfr. Fontana, pp. 243-244, n. A86).
Bibliografia di riferimento:
M. V. Fontana. Itinera Tridentina. Giovanni Balducci, Alfonso Gesualdo e la Riforma delle Arti a Napoli, Roma 2019, con bibliografia precedente
Verona, mercato antiquario (1989)
Italia, collezione privata
Bibliografia:
Archivio Zeri, n. 36244 (come anonimo fiorentino del XVI secolo)
L'opera è stata dichiarata di straordinario interesse storico e artistico e sottoposta a regime di notifica con l'attribuzione a Giovanni Balducci detto Il Cosci.
Formatosi nella bottega di Giovanni Battista Naldini, la produzione del Balducci non si scostò con evidenza dagli insegnamenti del maestro e dall'influenza di Giorgio Vasari, manifestando altresì reminiscenze desunte da Andrea del Sarto, dal Pontormo e dal Bronzino. Detto ciò, la sua arte rispondeva adeguatamente e con successo al gusto della tarda maniera, come attestano le diverse nomine alla carica di Console dell'Accademia del disegno e la collaborazione con Federico Zuccari nel cantiere della cupola di Santa Maria del Fiore (1575-1579). Durante i primi anni di attività il pittore beneficiò della protezione del futuro Papa Alessandro de Medici, per il quale affrescò il palazzo presso la Porta a Pinti, ma nel corso dei decenni finali del Cinquecento sono numerose le sue imprese ad affresco e sempre con il Naldini lavorò allo Studiolo di Francesco I. Nel 1592 l'artista si trasferì a Roma su invito del Cardinale de Medici e durante il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini lo vediamo attivo nelle chiese di San Giovanni Decollato, San Giovanni dei Fiorentini, nel battistero di San Giovanni in Laterano e in Santa Prassede. È comunque curioso che proprio nell'anno giubilare del 1600, Balducci si trasferì a Napoli, ma la motivazione è presto spiegabile in virtù della committenza da parte del cardinale Alfonso Gesualdo. Da questo breve profilo biografico si comprende che l'artista durante la maturità rappresentò una voce non secondaria della pittura controriformata. E fu proprio nella capitale del Viceregno dove il nostro diffuse un linguaggio che corrispondeva alle necessità pastorali, accreditandosi altresì presso la locale aristocrazia. Infatti, le opere realizzate in questi anni documentano una carriera affatto secondaria, il cui tenore narrativo e didattico, a torto giudicato una debolezza qualitativa, non solo rappresentò un punto di cerniera tra la pittura centro-italiana e quella meridionale, ma impresse un linguaggio nuovo e confacente al rinnovamento in atto della cultura cattolica. Tornando alla tela in esame, le sue dimensioni suggeriscono una originale collocazione d'altare e la relazione storico artistica della notifica la confronta con il modelletto appartenente al Museo Puskin di Mosca, a sua volta messo a confronto con la Nascita del Battista eseguito per la napoletana chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Detto ciò, dalle precise ricerche condotte da Mauro Vincenzo Fontana, si deduce che il tema fu più volte raffigurato dal pittore e ricordiamo i sofferti affreschi della cattedrale dell'Assunta datati tra il 1605 e il 1610 (Cfr. Fontana, pp. 243-244, n. A86).
Bibliografia di riferimento:
M. V. Fontana. Itinera Tridentina. Giovanni Balducci, Alfonso Gesualdo e la Riforma delle Arti a Napoli, Roma 2019, con bibliografia precedente
LOTS