605
LUCA GIORDANO
(Napoli, 1632 - 1705)
Filosofo Zenone
Firmato Jusepe de Ribera espanol F. 1653 (firma apocrifa) in basso a destra
Olio su tela, cm 137X120
Filosofo Zenone
Firmato Jusepe de Ribera espanol F. 1653 (firma apocrifa) in basso a destra
Olio su tela, cm 137X120
ESTIMATE € 4,000 - 7,000
Provenienza:
Italia, collezione privata
L'opera è stata dichiarata di straordinario interesse storico e artistico e sottoposta a regime di notifica con l'attribuzione all'ambito di Giuseppe Ribera (Luca Giordano?).
Ringraziamo Nicola Spinosa per aver confermato l'autografia dell'opera a Luca Giordano dopo aver analizzato il dipinto dal vero.
Già attribuito nella collezione di appartenenza a Giuseppe Ribera, l'opera è stata notificata con un dubitativo riferimento a Luca Giordano. Si deve però a Nicola Spinosa la conferma della piena autografia del dipinto, collocandone l'esecuzione intorno al 1652, quando l'artista si misura con gli esempi del maestro iberico realizzando innumerevoli opere raffiguranti filosofi. La peculiare iconografia di queste opere dedicate a pensatori e scienziati dell'antichità, suggerisce che fossero verosimilmente destinate all'ornamento di studi e biblioteche, presentando le figure in primo piano e di tre-quarti, curando in modo particolare e con intenso naturalismo il volto e le mani. A differenza di Ribera però, Luca Giordano offre fisionomie meno statuarie, esaltando la drammaticità ma anche l'ironia, caricando le espressioni. Tuttavia, lo sforzo dell'autore nel creare questi repertori non si spiega motivandone la ragione a una banale rivalità con il suo predecessore. Si deve infatti ricordare che la metà del secolo vede la nascita degli Investiganti, un'associazione di intellettuali promotori di quel pensiero neostoico diffusosi in Italia in quegli anni, dando vita a circoli che propugnavano il disprezzo e il distacco per le ricchezze materiali promuovendo la moda dei ritratti di filosofi in veste di mendicanti. Detto ciò, non si esclude che per alcune di queste opere l'autore celasse una volontaria intenzione falsificatoria, tenendo a mente le sue composizioni di gusto nordico o rinascimentale e le ben note esortazioni paterne a produrre immagini alla 'maniera di' destinate al mercato. A questo proposito è infatti rilevante la presenza della firma apocrifa di Ribera, ma sorprendente è la data 1653 che pur addicendosi all'anno di esecuzione, contrasta con la morte del maestro spagnolo avvenuta un anno prima, sempre che la si possa imputare al Giordano o a un successivo mercante senza scrupoli.
Bibliografia di riferimento:
O. Ferrari, G. Scavizzi, Luca Giordano. L'opera completa, Napoli 2000
N. Spinosa, Luca Giordano (1634-1705), catalogo della mostra, Napoli 2001
G. Scavizzi, G. de Vito, Luca Giordano giovane 1650-1664, Napoli 2012, pp. 95-96
Italia, collezione privata
L'opera è stata dichiarata di straordinario interesse storico e artistico e sottoposta a regime di notifica con l'attribuzione all'ambito di Giuseppe Ribera (Luca Giordano?).
Ringraziamo Nicola Spinosa per aver confermato l'autografia dell'opera a Luca Giordano dopo aver analizzato il dipinto dal vero.
Già attribuito nella collezione di appartenenza a Giuseppe Ribera, l'opera è stata notificata con un dubitativo riferimento a Luca Giordano. Si deve però a Nicola Spinosa la conferma della piena autografia del dipinto, collocandone l'esecuzione intorno al 1652, quando l'artista si misura con gli esempi del maestro iberico realizzando innumerevoli opere raffiguranti filosofi. La peculiare iconografia di queste opere dedicate a pensatori e scienziati dell'antichità, suggerisce che fossero verosimilmente destinate all'ornamento di studi e biblioteche, presentando le figure in primo piano e di tre-quarti, curando in modo particolare e con intenso naturalismo il volto e le mani. A differenza di Ribera però, Luca Giordano offre fisionomie meno statuarie, esaltando la drammaticità ma anche l'ironia, caricando le espressioni. Tuttavia, lo sforzo dell'autore nel creare questi repertori non si spiega motivandone la ragione a una banale rivalità con il suo predecessore. Si deve infatti ricordare che la metà del secolo vede la nascita degli Investiganti, un'associazione di intellettuali promotori di quel pensiero neostoico diffusosi in Italia in quegli anni, dando vita a circoli che propugnavano il disprezzo e il distacco per le ricchezze materiali promuovendo la moda dei ritratti di filosofi in veste di mendicanti. Detto ciò, non si esclude che per alcune di queste opere l'autore celasse una volontaria intenzione falsificatoria, tenendo a mente le sue composizioni di gusto nordico o rinascimentale e le ben note esortazioni paterne a produrre immagini alla 'maniera di' destinate al mercato. A questo proposito è infatti rilevante la presenza della firma apocrifa di Ribera, ma sorprendente è la data 1653 che pur addicendosi all'anno di esecuzione, contrasta con la morte del maestro spagnolo avvenuta un anno prima, sempre che la si possa imputare al Giordano o a un successivo mercante senza scrupoli.
Bibliografia di riferimento:
O. Ferrari, G. Scavizzi, Luca Giordano. L'opera completa, Napoli 2000
N. Spinosa, Luca Giordano (1634-1705), catalogo della mostra, Napoli 2001
G. Scavizzi, G. de Vito, Luca Giordano giovane 1650-1664, Napoli 2012, pp. 95-96
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