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SIMONE BARABINO
(Genova, circa 1575 - Milano, 1629)
Predica di San Paolo
Olio su tela, cm 124X172
Predica di San Paolo
Olio su tela, cm 124X172
ESTIMATE € 8,000 - 12,000
Provenienza:
Francia, collezione privata
Allievo di Bernardo Castello (Genova, 1557 ; 1629), Simone Barabino intuì meglio e con anticipo l'importanza degli esempi lombardi di Camillo Procaccini, di Peterzano e dei Campi, così il prezioso colorismo di Federico Barocci e la lezione toscana di Aurelio Lomi. Diviene allora comprensibile il suo successo milanese, comprovato dagli affreschi realizzati nella chiesa di Sant'Angelo alla fine del secondo decennio. Sempre a Milano, il Barabino fu in grado d'elaborare i retaggi della cultura raffaellesca emiliana divulgata da Pellegrino Tibaldi, come dimostra la Madonna con il Bambino e San Giovannino del 1629 conservata in Duomo. Tuttavia, a discapito dei retaggi cinquecenteschi, l'artista riuscì a comprendere la transizione stilistica tra Camillo e Giulio Cesare Procaccini, esibendo nelle opere mature una moderna pittura chiaroscurale e di tocco. La personalità del Barabino risulta di conseguenza tutt'altro che secondaria per la scuola genovese e la sua arte influenzò certamente Bernardo Strozzi e Giulio Benso. Si deve poi evidenziare la coerenza qualitativa della sua produzione e una sincera autonomia di stile, fatto che rimarca non solo un reale talento, ma anche il ruolo che l'artista svolse nell'emancipare la cultura figurativa genovese, ripiegata su una paludata tradizione tardo manieristica disadatta a rinnovarsi. Per questo motivo il Barabino viene considerato in qualche modo un eccentrico, ma tuttavia sostanziale per la formazione degli artisti del primo naturalismo. Si percepiscono assai bene questi indizi di 'modernità' osservando, ad esempio, le sue vivaci stesure protobarocche, accostabili a quelle proprie del Cappuccino, dell'Ansaldo e del giovane Gioacchino Assereto, inaugurando quel dipingere mosso tipico dei primi decenni. La tela in esame è quindi un'importante aggiunta al catalogo, oltremodo considerevole per l'eccezionale qualità e freschezza cromatica, qui avvalorate dalla bella conservazione.
Bibliografia di riferimento:
R. Soprani, Vite de' pittori, scultori, architetti genovesi. In questa seconda edizione rivedute, accresciute, ed arricchite di note da Carlo Giuseppe Ratti, tomo I, Genova 1768, pp. 165-168
C. Carducci, Simone Barabino e la cultura pittorica milanese, in Studi di storia dell'arte, 4, Todi 1981-1982, p. 129
M. Bona Castellotti, Pittura Lombarda del '600, Milano 1985, ad vocem
P. Pagano e M. C. Galassi, Pittura del '600 a Genova, Milano 1988, ad vocem
A. Acordon, La Madonna del Rosario di Noceto presso Rapallo negli esordi di Simone Barabino, Genova 2001, ad vocem
A. Acordon, Riflessioni sulla crocifissione di Simone Barabino a Ruta di Camogli' in Il dipinto di Simone Barabino in San Michele a Ruta e altri restauri nel territorio di Camogli, a cura di A. Acordon, F. Simonetti, Genova 2004, pp. 4-10
Francia, collezione privata
Allievo di Bernardo Castello (Genova, 1557 ; 1629), Simone Barabino intuì meglio e con anticipo l'importanza degli esempi lombardi di Camillo Procaccini, di Peterzano e dei Campi, così il prezioso colorismo di Federico Barocci e la lezione toscana di Aurelio Lomi. Diviene allora comprensibile il suo successo milanese, comprovato dagli affreschi realizzati nella chiesa di Sant'Angelo alla fine del secondo decennio. Sempre a Milano, il Barabino fu in grado d'elaborare i retaggi della cultura raffaellesca emiliana divulgata da Pellegrino Tibaldi, come dimostra la Madonna con il Bambino e San Giovannino del 1629 conservata in Duomo. Tuttavia, a discapito dei retaggi cinquecenteschi, l'artista riuscì a comprendere la transizione stilistica tra Camillo e Giulio Cesare Procaccini, esibendo nelle opere mature una moderna pittura chiaroscurale e di tocco. La personalità del Barabino risulta di conseguenza tutt'altro che secondaria per la scuola genovese e la sua arte influenzò certamente Bernardo Strozzi e Giulio Benso. Si deve poi evidenziare la coerenza qualitativa della sua produzione e una sincera autonomia di stile, fatto che rimarca non solo un reale talento, ma anche il ruolo che l'artista svolse nell'emancipare la cultura figurativa genovese, ripiegata su una paludata tradizione tardo manieristica disadatta a rinnovarsi. Per questo motivo il Barabino viene considerato in qualche modo un eccentrico, ma tuttavia sostanziale per la formazione degli artisti del primo naturalismo. Si percepiscono assai bene questi indizi di 'modernità' osservando, ad esempio, le sue vivaci stesure protobarocche, accostabili a quelle proprie del Cappuccino, dell'Ansaldo e del giovane Gioacchino Assereto, inaugurando quel dipingere mosso tipico dei primi decenni. La tela in esame è quindi un'importante aggiunta al catalogo, oltremodo considerevole per l'eccezionale qualità e freschezza cromatica, qui avvalorate dalla bella conservazione.
Bibliografia di riferimento:
R. Soprani, Vite de' pittori, scultori, architetti genovesi. In questa seconda edizione rivedute, accresciute, ed arricchite di note da Carlo Giuseppe Ratti, tomo I, Genova 1768, pp. 165-168
C. Carducci, Simone Barabino e la cultura pittorica milanese, in Studi di storia dell'arte, 4, Todi 1981-1982, p. 129
M. Bona Castellotti, Pittura Lombarda del '600, Milano 1985, ad vocem
P. Pagano e M. C. Galassi, Pittura del '600 a Genova, Milano 1988, ad vocem
A. Acordon, La Madonna del Rosario di Noceto presso Rapallo negli esordi di Simone Barabino, Genova 2001, ad vocem
A. Acordon, Riflessioni sulla crocifissione di Simone Barabino a Ruta di Camogli' in Il dipinto di Simone Barabino in San Michele a Ruta e altri restauri nel territorio di Camogli, a cura di A. Acordon, F. Simonetti, Genova 2004, pp. 4-10
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