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NUNZIO ROSSI
(Napoli, 1626 - Sicilia, 1651)
Mosè fa scaturire le acque
Olio su tela, cm 204,5X292
Mosè fa scaturire le acque
Olio su tela, cm 204,5X292
ESTIMATE € 20,000 - 30,000
Bibliografia:
G. De Vito, Un Sacrificio d'Isacco di Nunzio Russo e altri passi lungo il suo percorso, in Ricerche sul 600 napoletano, Milano 1989, p. 42, pp. 42 s., 54, tav. II, 55, figg. 4-5
Sorprende il viaggio verso Bologna intrapreso dal pittore nel 1642 per poter frequentare la bottega di Guido Reni, sorprende perché il Rossi vanta una formazione Riberesca e stanzionesca di tutto rispetto. Bisogna tuttavia dire che in quegli anni l'arte napoletana sarà interessata dal rinnovamento indotto dai maestri Emiliani e dal pittoricismo di sapore vandichiano. Proprio alla fine degli anni Trenta, ad esempio, Massimo Stanzione modulerà il proprio stile sugli esempi del classicismo bolognese, in modo particolare guardando ai modelli di Guido Reni visibili ai Girolamini, senza dimenticare gli apporti del Domenichino e del Lanfranco. Questa svolta segnerà la fortuna critica e sociale del pittore divenendo cavaliere dello Speron d'oro e dell'Ordine di Cristo, in virtù di una pittura sacra dalle dimensioni domestiche e rassicuranti, ben diversa dalla esasperata drammaticità del riberismo. Bisogna partire da questi assunti per comprendere la sfida del Rossi, desideroso non solo di frequentare la bottega di Reni, ma di farsi strada in una città refrattaria ad accogliere artisti forestieri. Eppure, Rossi nella città felsinea riesce a lavorare a San Girolamo della Certosa e a ottenere un'altra importante commissione: il Sacrificio di Mosè dipinto per il palazzo Davia Bargellini. Rientrato a Napoli nel 1646 il pittore lavorerà agli affreschi nella tribuna della chiesa di San Pietro a Maiella, dipinge L'Assunta per il duomo di Castellammare di Stabia, per poi trasferirsi a Messina dove decora la residenza di Antonio Ruffo e continuerà a produrre pale d'altare e quadri da stanza. Agli anni siciliani sembra quindi collocarsi la nostra tela, per le affinità con le opere di Agostino Scilla (Messina, 1629 ; Roma, 1700).
Bibliografia di riferimento:
A. Mazza, Nunzio Rossi a Bologna e la svolta naturalistica di metà Seicento, in Napoli e l'Emilia. Studi sulle relazioni artistiche. Atti delle giornate di studio... 2008, a cura di A. Zezza, Napoli 2010, pp. 159-182, 277-292, 316-318
N. Spinosa, Pittura del Seicento a Napoli. Da Caravaggio a Massimo Stanzione, Napoli 2010, pp. 145, 382-384 nn. 387-390
G. Forgione, Rossi, Nunzio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 88, Roma 2017
G. De Vito, un sacrificio d'Isacco di nunzio Russo e altri passi lungo il suo percorso, in Ricerche sul 600 napoletano, Milano 1989, p. 42, pp. 42 s., 54, tav. II, 55, figg. 4-5
G. De Vito, Un Sacrificio d'Isacco di Nunzio Russo e altri passi lungo il suo percorso, in Ricerche sul 600 napoletano, Milano 1989, p. 42, pp. 42 s., 54, tav. II, 55, figg. 4-5
Sorprende il viaggio verso Bologna intrapreso dal pittore nel 1642 per poter frequentare la bottega di Guido Reni, sorprende perché il Rossi vanta una formazione Riberesca e stanzionesca di tutto rispetto. Bisogna tuttavia dire che in quegli anni l'arte napoletana sarà interessata dal rinnovamento indotto dai maestri Emiliani e dal pittoricismo di sapore vandichiano. Proprio alla fine degli anni Trenta, ad esempio, Massimo Stanzione modulerà il proprio stile sugli esempi del classicismo bolognese, in modo particolare guardando ai modelli di Guido Reni visibili ai Girolamini, senza dimenticare gli apporti del Domenichino e del Lanfranco. Questa svolta segnerà la fortuna critica e sociale del pittore divenendo cavaliere dello Speron d'oro e dell'Ordine di Cristo, in virtù di una pittura sacra dalle dimensioni domestiche e rassicuranti, ben diversa dalla esasperata drammaticità del riberismo. Bisogna partire da questi assunti per comprendere la sfida del Rossi, desideroso non solo di frequentare la bottega di Reni, ma di farsi strada in una città refrattaria ad accogliere artisti forestieri. Eppure, Rossi nella città felsinea riesce a lavorare a San Girolamo della Certosa e a ottenere un'altra importante commissione: il Sacrificio di Mosè dipinto per il palazzo Davia Bargellini. Rientrato a Napoli nel 1646 il pittore lavorerà agli affreschi nella tribuna della chiesa di San Pietro a Maiella, dipinge L'Assunta per il duomo di Castellammare di Stabia, per poi trasferirsi a Messina dove decora la residenza di Antonio Ruffo e continuerà a produrre pale d'altare e quadri da stanza. Agli anni siciliani sembra quindi collocarsi la nostra tela, per le affinità con le opere di Agostino Scilla (Messina, 1629 ; Roma, 1700).
Bibliografia di riferimento:
A. Mazza, Nunzio Rossi a Bologna e la svolta naturalistica di metà Seicento, in Napoli e l'Emilia. Studi sulle relazioni artistiche. Atti delle giornate di studio... 2008, a cura di A. Zezza, Napoli 2010, pp. 159-182, 277-292, 316-318
N. Spinosa, Pittura del Seicento a Napoli. Da Caravaggio a Massimo Stanzione, Napoli 2010, pp. 145, 382-384 nn. 387-390
G. Forgione, Rossi, Nunzio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 88, Roma 2017
G. De Vito, un sacrificio d'Isacco di nunzio Russo e altri passi lungo il suo percorso, in Ricerche sul 600 napoletano, Milano 1989, p. 42, pp. 42 s., 54, tav. II, 55, figg. 4-5
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