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STEFANO CAIAZZO DA SPARANO
(attivo a Napoli e in Campania dal 1490 al 1545)
Compianto
Olio su tavola, cm 62X122
Compianto
Olio su tavola, cm 62X122
ESTIMATE € 30,000 - 35,000
Provenienza:
Napoli, collezione privata
Bibliografia:
P. Leone de Castris, Sulla soglia della Maniera moderna. Andrea da Salerno e Stefano Sparano tra Napoli e il Vallo (1508-1512), in Ritorno al Cilento, Saggi di archeologia e storia dell'arte, a cura di F. Abbate, A. Ricco, Foggia 2019, pp. 83-92; p. 90, fig. 9, VIII
Riconosciuta alla mano di Stefano Caiazzo da Pierluigi Leone de Castris, la tavola è un'aggiunta importante al catalogo dell'artista, da considerarsi una figura chiave del primo rinascimento in area meridionale. Infatti, nel 1524 l'erudito napoletano Pietro Summonte in una lettera destinata a Marcantonio Michiel menziona il pittore e il suo collega Andrea Sabatini (Salerno, 1490 circa ; Gaeta, 1530) quali unici esponenti di una pittura 'moderna' (Cfr. F. Nicolini, L'arte napoletana del Rinascimento e la lettera di Pietro Summonte a Marcantonio Michiel, Napoli 1925, p. 164; pp. 255-257). Detto ciò, pur prendendo atto che il solo Sabatini, grazie alla frequentazione di Andrea Solario e la conoscenza di Raffaello, riuscì a imprimere un vero e proprio rinnovamento alla cultura artistica partenopea, Caiazzo sviluppò uno stile maggiormente autoctono e al contempo influenzato dagli esempi umbri e romani di Antoniazzo, Pinturicchio e Perugino, artefici quanto mai apprezzati in loco alla fine del Quattrocento. Tornando all'opera in esame, il de Castris la confronta agevolmente con il polittico raffigurante la Madonna e i Santi Sebastiano e Domenico conservato al Museo di Capodimonte che, realizzata nel 1507 per il monastero delle domenicane di San Sebastiano, offre un saldo riferimento attributivo e cronologico. Così anche i Santi Giovanni Evangelista e Nicola della chiesa a Padula datati al 1509 e il Trittico del Museo di Amiens (fig. 1) e della chiesa di Sant'Antonio a Portici documentato nel 1513 (fig. 2), suggeriscono di conseguenza una esecuzione intorno al 1510-1512.
L'opera è corredata da una scheda critica di Pierluigi Leone de Castris.
Bibliografia di riferimento:
Pittura del Cinquecento a Napoli 1510-1540, forastieri e regnicoli, a cura di P. Giusti e P. Leone De Castris, Napoli 1988, ad vocem
La pittura a Napoli al tempo di Alfonso e Ferrante d'Aragona, catalogo della mostra a cura di P. Leone de Castris, Napoli 1997, ad vocem
Napoli, collezione privata
Bibliografia:
P. Leone de Castris, Sulla soglia della Maniera moderna. Andrea da Salerno e Stefano Sparano tra Napoli e il Vallo (1508-1512), in Ritorno al Cilento, Saggi di archeologia e storia dell'arte, a cura di F. Abbate, A. Ricco, Foggia 2019, pp. 83-92; p. 90, fig. 9, VIII
Riconosciuta alla mano di Stefano Caiazzo da Pierluigi Leone de Castris, la tavola è un'aggiunta importante al catalogo dell'artista, da considerarsi una figura chiave del primo rinascimento in area meridionale. Infatti, nel 1524 l'erudito napoletano Pietro Summonte in una lettera destinata a Marcantonio Michiel menziona il pittore e il suo collega Andrea Sabatini (Salerno, 1490 circa ; Gaeta, 1530) quali unici esponenti di una pittura 'moderna' (Cfr. F. Nicolini, L'arte napoletana del Rinascimento e la lettera di Pietro Summonte a Marcantonio Michiel, Napoli 1925, p. 164; pp. 255-257). Detto ciò, pur prendendo atto che il solo Sabatini, grazie alla frequentazione di Andrea Solario e la conoscenza di Raffaello, riuscì a imprimere un vero e proprio rinnovamento alla cultura artistica partenopea, Caiazzo sviluppò uno stile maggiormente autoctono e al contempo influenzato dagli esempi umbri e romani di Antoniazzo, Pinturicchio e Perugino, artefici quanto mai apprezzati in loco alla fine del Quattrocento. Tornando all'opera in esame, il de Castris la confronta agevolmente con il polittico raffigurante la Madonna e i Santi Sebastiano e Domenico conservato al Museo di Capodimonte che, realizzata nel 1507 per il monastero delle domenicane di San Sebastiano, offre un saldo riferimento attributivo e cronologico. Così anche i Santi Giovanni Evangelista e Nicola della chiesa a Padula datati al 1509 e il Trittico del Museo di Amiens (fig. 1) e della chiesa di Sant'Antonio a Portici documentato nel 1513 (fig. 2), suggeriscono di conseguenza una esecuzione intorno al 1510-1512.
L'opera è corredata da una scheda critica di Pierluigi Leone de Castris.
Bibliografia di riferimento:
Pittura del Cinquecento a Napoli 1510-1540, forastieri e regnicoli, a cura di P. Giusti e P. Leone De Castris, Napoli 1988, ad vocem
La pittura a Napoli al tempo di Alfonso e Ferrante d'Aragona, catalogo della mostra a cura di P. Leone de Castris, Napoli 1997, ad vocem
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