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LAURA BERNASCONI (attr. a)
(attiva a Roma durante la seconda metà del XVII Secolo e gli inizi del XVIII Secolo)
Natura morta floreale
Olio su tela, cm 72,5X61
Natura morta floreale
Olio su tela, cm 72,5X61
ESTIMATE € 3,000 - 5,000
Provenienza-
Roma, collezione Chigi
Roma, collezione privata
In prima tela, con il telaio originale e incastonate in due pertinenti cornici antiche con gli emblemi della famiglia Chigi, le due nature morte spiccano per la loro conservazione e una materia pittorica rigogliosa, con gli spessori delle stesure che affiorano con prepotenza dalla superficie. La vivacità delle pennellate che esaltano le cromie e i volumi dei fiori, denotano la genesi romana dell'autore, che si può riconoscere nella personalità di Laura Bernasconi. Pellegrino Orlandi nel suo Abecedario Pittorico (Orlandi 1719, p. 281) narra che la pittrice si formò guardando alle opere di Mario Nuzzi, e che riuscì 'di tanta perfezione, che fece l'ornamento al quadro di San Gaetano dipinto da Andrea Camassei in Sant'Andrea della Valle'. Questo sia pur stringato elogio, tuttavia, non è affatto da sottovalutare, tenendo in conto l'inusuale professione, in quanto donna, intrapresa dalla Bernasconi. Oltre all'intervento nell'opera di Camassei, sono ben noti i Vasi fioriti della collezione Pamphilj che, citati nell'inventario del Cardinale Benedetto del 1725, attestano come l'artista potesse vantare un seguito di importanti collezionisti. Un'altra traccia interessante per delineare al meglio la personalità dell'artista è la presenza al servizio di Camillo Junior Pamphilj agli inizi del '700 di un Paolo Bernasconi nella veste di restauratore, stuccatore e pittore, suggerendo un legame familiare con la potente casata e, visto che Benedetto acquisì le tele dal mercante di quadri Pellegrino Peri, riscontriamo che la Bernasconi beneficiava altresì di un gallerista di grido (Lorizzo p. 161). Osservando le sue opere, e queste in particolare, notiamo però che non esibiscono quella ossessione descrittiva che riscontriamo nel Nuzzi e negli altri autori ancora legati al naturalismo seicentesco, ma ostentano invece una esuberanza che si sviluppa in una celebrazione rocaille. Di conseguenza, possiamo supporre una data d'esecuzione matura, settecentesca e pertanto evoluta rispetto alle tele Pamphilj.
Bibliografia di riferimento:
A. G. De Marchi, Laura Bernasconi detta Laura dei Fiori, in Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630 ; 1750, Viadana 2004, pp. 453-464
L. Lorizzo, Pellegrino Peri. Il mercato dell'arte nella Roma barocca, Roma 2010, ad vocem
A. G. De Marchi, Collezione Doria Pamphilj, catalogo generale dei dipinti, Milano 2016, pp. 53-54
Roma, collezione Chigi
Roma, collezione privata
In prima tela, con il telaio originale e incastonate in due pertinenti cornici antiche con gli emblemi della famiglia Chigi, le due nature morte spiccano per la loro conservazione e una materia pittorica rigogliosa, con gli spessori delle stesure che affiorano con prepotenza dalla superficie. La vivacità delle pennellate che esaltano le cromie e i volumi dei fiori, denotano la genesi romana dell'autore, che si può riconoscere nella personalità di Laura Bernasconi. Pellegrino Orlandi nel suo Abecedario Pittorico (Orlandi 1719, p. 281) narra che la pittrice si formò guardando alle opere di Mario Nuzzi, e che riuscì 'di tanta perfezione, che fece l'ornamento al quadro di San Gaetano dipinto da Andrea Camassei in Sant'Andrea della Valle'. Questo sia pur stringato elogio, tuttavia, non è affatto da sottovalutare, tenendo in conto l'inusuale professione, in quanto donna, intrapresa dalla Bernasconi. Oltre all'intervento nell'opera di Camassei, sono ben noti i Vasi fioriti della collezione Pamphilj che, citati nell'inventario del Cardinale Benedetto del 1725, attestano come l'artista potesse vantare un seguito di importanti collezionisti. Un'altra traccia interessante per delineare al meglio la personalità dell'artista è la presenza al servizio di Camillo Junior Pamphilj agli inizi del '700 di un Paolo Bernasconi nella veste di restauratore, stuccatore e pittore, suggerendo un legame familiare con la potente casata e, visto che Benedetto acquisì le tele dal mercante di quadri Pellegrino Peri, riscontriamo che la Bernasconi beneficiava altresì di un gallerista di grido (Lorizzo p. 161). Osservando le sue opere, e queste in particolare, notiamo però che non esibiscono quella ossessione descrittiva che riscontriamo nel Nuzzi e negli altri autori ancora legati al naturalismo seicentesco, ma ostentano invece una esuberanza che si sviluppa in una celebrazione rocaille. Di conseguenza, possiamo supporre una data d'esecuzione matura, settecentesca e pertanto evoluta rispetto alle tele Pamphilj.
Bibliografia di riferimento:
A. G. De Marchi, Laura Bernasconi detta Laura dei Fiori, in Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630 ; 1750, Viadana 2004, pp. 453-464
L. Lorizzo, Pellegrino Peri. Il mercato dell'arte nella Roma barocca, Roma 2010, ad vocem
A. G. De Marchi, Collezione Doria Pamphilj, catalogo generale dei dipinti, Milano 2016, pp. 53-54
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