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CLAUDIO RIDOLFI
(Verona, 1570 - Corinaldo, 1644)
Madonna con Bambino in gloria con la veduta di Verona sullo sfondo
Olio su tela, cm 172X113
Madonna con Bambino in gloria con la veduta di Verona sullo sfondo
Olio su tela, cm 172X113
ESTIMATE € 3,000 - 5,000
Provenienza:
Venezia, Finarte, 25 settembre 2005, lotto 41
Allievo di Paolo Veronese e inizialmente attivo a Venezia, Claudio Ridolfi dopo un breve soggiorno a Roma si trasferì a Urbino frequentando la bottega di Federico Barocci per poi intraprendere un'autonoma attività producendo opere per le chiese del territorio. L'incontro con il Barocci rappresentò un aspetto importante per l'artista, l'anziano maestro gli fu amico e sostenitore; durante i primi decenni del Seicento Ridolfi fu uno degli artisti più ricercati. Il 'pittore dalle due anime', come lo ha definito Carlo Volpe per la sua formazione metà veneta e metà marchigiana, riuscì ad elaborare un linguaggio che coniugava al meglio il colorismo veneto con la cultura centro italiana, riuscendo a eludere quel baroccismo di maniera oramai anacronistico. La tela in esame riflette ancora stilemi veneti e veronesiani, qui espressi con delicatezze baroccesche, trovando confronto ad esempio con il San Tommaso d'Aquino conservato nella Canonica della Chiesa di San Francesco a Corinaldo, datato dalla critica ai primi anni del quarto decennio. Anche in quest'opera si osservano reminiscenze venete e manieristiche, dettate dalla posa del Santo e dalle luminescenze (G. Barucca, in Claudio Ridolfi, pp. 125 ; 126, n. 40).
Bibliografia di riferimento:
Claudio Ridolfi, un pittore veneto nelle Marche del '600, catalogo della mostra a cura di P. Zampetti, Ancona 1994, ad vocem
Venezia, Finarte, 25 settembre 2005, lotto 41
Allievo di Paolo Veronese e inizialmente attivo a Venezia, Claudio Ridolfi dopo un breve soggiorno a Roma si trasferì a Urbino frequentando la bottega di Federico Barocci per poi intraprendere un'autonoma attività producendo opere per le chiese del territorio. L'incontro con il Barocci rappresentò un aspetto importante per l'artista, l'anziano maestro gli fu amico e sostenitore; durante i primi decenni del Seicento Ridolfi fu uno degli artisti più ricercati. Il 'pittore dalle due anime', come lo ha definito Carlo Volpe per la sua formazione metà veneta e metà marchigiana, riuscì ad elaborare un linguaggio che coniugava al meglio il colorismo veneto con la cultura centro italiana, riuscendo a eludere quel baroccismo di maniera oramai anacronistico. La tela in esame riflette ancora stilemi veneti e veronesiani, qui espressi con delicatezze baroccesche, trovando confronto ad esempio con il San Tommaso d'Aquino conservato nella Canonica della Chiesa di San Francesco a Corinaldo, datato dalla critica ai primi anni del quarto decennio. Anche in quest'opera si osservano reminiscenze venete e manieristiche, dettate dalla posa del Santo e dalle luminescenze (G. Barucca, in Claudio Ridolfi, pp. 125 ; 126, n. 40).
Bibliografia di riferimento:
Claudio Ridolfi, un pittore veneto nelle Marche del '600, catalogo della mostra a cura di P. Zampetti, Ancona 1994, ad vocem
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