di Redazione
Dopo anni interlocutori sembra che il mercato di Renato Mambor (1936-2014) sia finalmente destinato a decollare. L’artista romano che amava il cinema e il teatro è protagonista proprio in questi giorni di una prestigiosa mostra al Palazzo delle Stelline di Milano, a cura di Dominique Stella. Ottanta opere raccontano questo originale protagonista della ricerca visiva a partire dagli ultimi anni Cinquanta. Dalla rivoluzione linguistica dei primi anni ’60 insieme a Schifano, Pascali, Ceroli, Festa, Kounellis, di quella che storicamente viene definita come Scuola di piazza del Popolo.
Nei 55 anni di attività Mambor ha instancabilmente rinnovato le forme e i linguaggi utilizzati. Dalle personali alla galleria La Tartaruga di Roma, o alla Bertesca di Genova nel 1967 con i protagonisti della futura Arte Povera, ha approfondito la ricerca su se stesso, sull’uomo e sul mondo, cercando sempre una modalità comunicativa visiva che coinvolgesse lo spettatore, scegliendo un’arte oggettiva, che comunicasse senza emozionare, come dimostrano le fredde e impersonali sagome statistiche.
Lo stesso Mambor in una frase riesce a sintetizzare l’essenza del suo essere artista a 360 gradi: «Voglio fare di tutto, ballare, cantare, scrivere, recitare, fare il cinema, il teatro, la poesia, voglio esprimermi con tutti i mezzi, ma voglio farlo da pittore perché dipingere non è un modo di fare ma un modo di essere».
Mambor fu quindi uno dei primi artisti a spingersi oltre la pittura, per sconfinare in altri linguaggi come fotografia, cinema, performance, installazioni e teatro, sua grande passione, per tornare comunque sempre alla pittura. Come attore ha lavorato con Lucio Fulci, Ugo Tognazzi, Federico Fellini, Damiano Damiani.
Venendo al suo mercato e ai prezzi delle opere: la quotazione e gli indici dell’artista stabiliti da Artprice si basano su oltre 400 aggiudicazioni totali alle aste. Il top lot è un olio del 1967 passato da Sotheby’s nel 2006 a Milano per 68.000 euro, mentre i prezzi medi spaziano dai 10 ai 40.000 euro.
Scrive Achille Bonito Oliva: “Attratto dalla moltiplicabilità anonima dell’immagine, Mambor arriva alle “campionature” di uomini “statistici”, avendo ridotto la matrice delle figure a timbro, per poi giungere ad illustrazioni di azioni e verbi elementari (camminare, abbracciare, asciugarsi, chiudere la porta) con conseguente riappropriazione del loro significato, dove è l’arte a produrre un rinnovato ed innocente apprendimento elementare, ma attraverso un’esibita neutralità esecutiva che discende dal rifiuto di considerare l’artista come un individuo privilegiato nella società”.
Mambor, sul quale il collezionismo internazionale e i mercanti stanno concentrando la loro attenzione, analogamente a quanto avviene per gli altri esponenti della Scuola di Piazza del Popolo – come ha dichiarato ad ArtEconomy24 il noto gallerista Michele Casamonti di Tornabuoni Art di Parigi -, è un protagonista delle ricerca nelle arti visive dagli ultimi anni ‘50, ed uno dei primi a sconfinare dalla pittura verso altri linguaggi, fotografia, cinema, performance, installazioni e teatro, per tornare comunque sempre alla pittura. Continuando a lavorare sul linguaggio e sugli elementi costitutivi dell’arte, ha avviato una sperimentazione sul rapporto tra organismi e ambiente, tra arte e vita, sul cambiamento dello sguardo e dei punti di vista, sulle relazioni interne ed esterne, su separazioni e unità. A parere dello stesso Casamonti le sue opere storiche oggi possono avere una quotazione anche al di sopra dei 100 mila euro.
Il mercato. Risponde ad ArtEconomy24 Marzia Spatafora, titolare della Galleria MS Spazio Culturale di Brescia che ha attivamente collaborato con Renato Mambor negli ultimi anni della sua carriera. «Il mercato di Mambor fino all’inizio del 2000 era legato a un collezionismo colto, raffinato limitato all’ambiente romano. I prezzi erano quindi relativamente modesti. Con le mostre nel 2007 alla Galleria d’Arte Moderna di Roma e alla 52ma Biennale di Venezia a cui seguono nel 2009 Castel Sant’ Elmo a Napoli, la Fondazione Mudima a Milano e quindi le mostre internazionali ad Anversa, Berlino, Londra, Praga, La Biennale dell’Avana , si aprono le porte del mercato internazionale ed acquisisce sempre più valore, sebbene gli scambi siano ancora principalmente focalizzati sull’Italia, e in misura minore Austria e Germania. Concretamente dai 2-3mila euro per un quadro di dimensione dal 2004-2005 si arriva ai 20-30mila euro per opere dell’ultimo periodo. Il top lot lo raggiunge nel 2006 da Sotheby’s Milano con Diario: «Tenda Boetti»/«Podio Ceroli»/«Paoloaffilare»/«Ponpon» del 1967 per 81.600 euro (buyer premium incluso), la media tuttavia resta sui 10-12mila dollari con un basso tasso di invenduto sotto il 20% con eccezione nel 2012 e 2015 . Poi con la trasferta a Parigi nel 2014 al Grand Palais si apre il mercato russo che lo apprezza molto e si vendono opere storiche anche a 70-80mila euro. Nel 2015-2016 si consolida anche il mercato in Italia grazie alle Mostre di Padova e del Macro a Roma». Dal 2000, secondo l’analisi di artprice , 100 $ investiti si sono rivalutati a 752 $ con un incremento del 652% a maggio 2015. Nel 2016 il turn over in asta, il media più venduto è la pittura, è stato di 311.160 euro con il 98% degli scambi in Italia.
Le opere di Mambor sono presenti nella maggior parte delle gallerie nazionali di arte Moderna ed anche in alcune Università come La Sapienza di Roma che ultimamente gli ha dedicato una giornata di studio, al Museo Pecci di Prato, alla Collezione Franchetti, alla Fondazione Mudima di Milano e in miriadi di collezioni private importanti.
Da Wannenes nella prossima vendita di arte moderna e contemporanea del 25 maggio 2017 sarà in asta:
Renato Mambor, Paesaggi tagliati – fabbrica, 2004, olio e smalto su tela, cm 170 x 120. Stima € 16.000 – 22.000