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Ico Parisi e la leggerezza dell’essenza

Leggerezza, semplicità ed equilibrio suscitano la serie di sedute 865 che Ico Parisi realizzò nel 1957 per Cassina, in tondino metallico ed elementi imbottiti e rivestiti in tessuto. Il taglio obliquo che alleggerisce la sagoma del volume, gli incroci e le piegature del tondino, il giuoco cromatico tra il colore nero della struttura e il bianco dei terminali, sono elementi inconfondibili della sua maestria nel trovare una sintesi tra piacere estetico, praticità fisiologica ed essenzialità industriale.
Un talento coltivato dalla frequentazione fin da subito con personaggi di spicco dell’architettura italiana come Giuseppe Terragni con il quale nel 1935 iniziò a lavorare. Era attorno a lui che si aggregava l’avanguardia architettonica e artistica comasca e milanese dell’epoca. Gli anni successivi al secondo conflitto mondiale e all’apertura nel 1948 dello studio-negozio La Ruota con la moglie Luisa Aiani e il conseguimento della laurea in architettura presso il Politecnico di Losanna nel 1950, determinano una fase lavorativa più matura e personale dell’opera di Parisi, critica rispetto alle matrici razionaliste della formazione giovanile e incentrata sul tema progettuale della casa e sulla possibile integrazione tra le arti, come è dimostrato dalla collaborazione nelle prime abitazioni che realizzò per la borghesia comasca con pittori e scultori come Mario Radice, Fausto Melotti o Umberto Milani.