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Ico Parisi e la gioia del fare

Ico Parisi ama definirsi artista rinascimentale per il suo interesse a tutte le forme d’arte e per sapere governare con eclettica misura una fantasia che non prevede confini e che lo impone come uno dei principali artefici dello stile del mobile italiano negli anni Quaranta e Cinquanta.

Insofferente alle etichette non vuole essere considerato un architetto, un industrial design o un pittore, ma una persona attenta a qualsiasi aspetto della creatività che gli possa dare l’opportunità di realizzare un oggetto originale e pratico.

Negli anni Trenta si forma in una Como pervasa di grande fervore artistico, dove Giuseppe Terragni progetta e realizza la Casa del Popolo, simbolo dell’architettura razionalista, e che nel 1935 è fondatore del “Gruppo Como”, e dove Alberto Sartoris, sempre nello stesso anno, organizza a Villa Olmo la mostra Pittura Moderna Italiana dove espongono, fra gli altri, Lucio Fontana, Osvaldo Licini e Fausto Melotti.

Ico Parisi è convinto che il progetto architettonico e l’arredamento debbano essere concepiti come tutto un insieme. L’integrazione delle arti è un valore fondamentale di tutta la sua opera, com’è dimostrato nel 1949 da una villa che costruisce con un affresco di Mario Radice e una scultura di Fausto Melotti. In questo è veramente un allievo di Gio Ponti per questo spirito laico fondato sull’amicizia, sulla libertà del ‘fare insieme’.

Nella consolle in legno di palissandro del 1949 eseguita da Spartaco Brugnoli, e presente nella scheda dell’artista nel volume Il mobile Italiano degli anni ’40 e ’50 (a cura di Irene di Guttry e Maria Paola Maino, Edizioni Laterza, Bari, 1992, pag. 217), Ico Parisi dimostra una soave leggerezza nel modulare i volumi e rendere l’oggetto aereo nel suo appoggiarsi alla parete che lo rende assai prossimo alla creatività geniale e sorprendente di Carlo Mollino.